Manifesto per una nuova politica di gestione del Patrimonio by storiameridiana

Discussioni pre-stesura del Manifesto, I vostri contributi prima della stesura!

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StoriaMeridiana
view post Posted on 3/7/2013, 15:25




Salve amici! Ce l'abbiamo anche noi! Da oggi il forum di StoriaMeridiana è disponibile per le vostre "chiacchierate culturali". Partiamo da questa discussione iniziale. Scrivete tutto quello che avete da dire sulla prestesura del nostro Manifesto a sostegno del Ministro Bray! Mi raccomando alle regole generali del forum: niente offese verso nessuno, moderazione nei toni e soprattutto rispetto per le idee altrui! Buon viaggio!
 
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StoriaMeridiana
view post Posted on 3/7/2013, 17:53




Allora?? Avete letto la bozza della mitica Maria Giovanna dal sito?? cosa ve ne pare?
 
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Maria Giovanna Romano
view post Posted on 4/7/2013, 20:58




ciao a tutti, intervengo qui perchè vedo che i contributi cominciano a diventare tanti e tutti di qualità, si prospetta una bella discussione.
Forse vale la pena davvero creare gruppi di lavoro dedicati per competenza, ognuno potrà mettere il meglio della propria esperienza e della propria progettualità e visione.
Clelia ha ragione, e la ringrazio per gli spunti e per l'energia, non si può prescindere dal territorio, agricoltura, enogastronomia. E' quello che sta accadendo già da qualche anno qui in lombardia con i Distretti culturali finanziati da Fondazione Cariplo. Quest'esperienza sta creando sinergia tra i vati operatori della filiera cultura, è un modello da esportare
 
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Caterina Ottomano
view post Posted on 5/7/2013, 11:02




Clelia
A Patrimonio Architettonico-Artistico aggiungerei anche Archeologico
Che ne dite?
 
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BaroneZaza'
view post Posted on 5/7/2013, 22:15




Concordo perfettamente con i suggerimenti di Clelia e Caterina... direi di aggiungerli!!
 
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Caterina Ottomano
view post Posted on 11/7/2013, 08:57




Buongiorno a tutti/e Ho appena inviato la scheda per i tavoli di lavoro.
Caterina Ottomano
 
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Caterina Ottomano
view post Posted on 13/7/2013, 17:40




Carissimi
Mi sento onorata di fare parte del comitato costituente, e non vedo l'ora che il manifesto sia reso pubblico.
Certo, se guardo la strada da fare, mi viene da piangere: il mibac è un disastro: chi vuole lavorare deve fare i salti mortali, chi non vuole è liberissimo di farlo. Non ci sono controlli, non ci sono censure. Il compito primo dei funzionari mibac è la tutela e ognuno di essi ha un territorio da controllare; dovrebbe essere mobile, quindi, ma con la sua auto, perchè le macchine di servizio non esistono, e anticipando le spese di benzina ed autostrada; inoltre l'immane carico burocratico costringe a svolgere missioni solo 1 o 2 giorni/settimana e per poche ore.
Lo scavo clandestino è un cancro, perchè i manufatti, oltre ad essere strumenti di datazione di un sito archeologico, sono un'espressione culturale e una volti rimossi dal loro contesto perdono la voce. Recuperare dei pezzi senza sapere da dove provengono è poca cosa, per questo motivo bisogna agire sulla prevenzione e non sulla repressione.
La prima legge di tutela dei BBCC unitaria risale al 1909 (legge Rosaldi n°364); c'erano state, prima, iniziative di singoli stati italiani su modello dell'editto Pacca del 1822 a Napoli, in cui era preminente il tentativo di limitare la circolazione delle opere d’arte, soprattutto verso paesi stranieri, e di procedere ad una conoscenza del patrimonio storico attraverso attività di catalogazione.
Ecco i punti fondamentali della legge Rosadi
1. Inalienabilità dei beni demaniali e del patrimonio
pubblico.
2.regime vincolistico per la proprietà privata, attuata attraverso lo strumento della notifica.
3.istituzione del diritto di prelazione dello Stato nel caso dialienazione dei beni dei privati.
4.istituzione delle Soprintendenze come uffici periferici
dello Stato di controllo sul territorio
Nel 1939 vennero emanate le leggi volute da Bottai che tutelano le cose di interesse storico ed artistico (1089) e le bellezze naturali (1487) e che sono rimaste in vigore sino al 1999, quando è entrato in vigore il testo unico
Nel 1975, con la legge 5 del 29 gennaio, venne istituito il Ministero per i Beni Culturali e Ambientali. Prima le funzioni di tutela del patrimonio erano di competenza del Ministero della Pubblica Istruzione.
Nel 1998, con il d.lg 369 del 20 ottobre, il ministero è stato riordinato e ha preso il nome di Ministero per i Beni e le Attività Culturali (Turismo dal 2013).
Con la legge costituzionale 3/2001 è stato modificato il titolo V della Costituzione e si è affermato il principio che è compito dello Stato la tutela, mentre è di pertinenza delle Regioni e degli altri enti locali le funzioni di valorizzazione. Per armonizzare la legislazione dei beni cultural alle modifiche costituzionali, il Parlamento ha dato delega al Governo, con l’art. 10 della legge n. 137 del 6 luglio 2002, di emanare un nuovo Codice dei Beni Culturali. Questo Codice è stato approvato dal Consiglio dei Ministri il 16-1-2004 ed è entrato in vigore il 1 maggio 2004.
Detto questo, la nostra legge è stata la prima emanata in Europa sui beni culturali ed è sicuramente esemplare, ma presenta delle pecche sostanziali perchè tutti i reperti rinvenuti su terreni privati sono di esclusiva proprietà dello stato e perchè è eccessivamente autoritaria. Quindi la mia proposta non può essere che una: rivederla in senso meno repressivo allineandosi alle legislazioni d'oltralpe.
 
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Maria Giovanna Romano
view post Posted on 18/7/2013, 14:54




Buongiorno a tutti,
si torna al forum e a confrontarsi sulle idee, su quello che vorremo che sia questo Manifesto, su quella che sarà la via che prenderà.
Personalmente ho creduto in questo progetto perchè, dall'inizio, le varie voci che si sono levate, erano si voci dolenti, ma propositive! Non c'era solo denuncia di malgoverno o mala amministrazione, c'erano proposte, alcune percorribili, quasi mai fantascientifiche.
E allora è proprio questo lo spirito che a mio avviso dovrebbe animare questo Manifesto, la propositività, il comprendere e ascoltare tutte le voci, con rispetto, con idee perseguibili, piccoli passi nella direzione del tornare a parlare di cultura.
E il Ministro, in questo, dà sostegno alla nostra azione, come noi cerchiamo di fare con il suo operato, apprezzando il suo impegno reale e i km. che macina per seguire tutto il patrimonio disseminato, e sostenendolo.
Penso che, accanto ai tavoli tecnici, dove potranno essere analizzate criticità e ipotizzate soluzioni, possa essere previsto un percorso parallelo di "cahier de doleance", dove si mettano a fuoco particolari situazioni "dolenti".
Sono prime considerazioni, per rompere il ghiaccio e cominciare a focalizzare il lavoro che ci attende.
Sono davvero felice di trovarmi assieme a tante voci e teste, così eterogenee, ma altrettanto appassionate e credo che qualunque sia il risultato al quale arriveremo, l'energia messa in moto non andrà dispersa.
Un caro saluto e un abbraccio a tutti
Maria Giovanna
 
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Barone Zazà
view post Posted on 18/7/2013, 16:01




Buon pomeriggio a tutte/i,
sono d'accordo con Maria Giovanna nel creare una sezione dedicata alle TANTE situazioni dolenti sparse per lo Stivale, anche per far sì che un giorno questo forum possa diventare "cassa di risonanza" credibile e qualificata!!
Per ora, buon proseguimento, Luigi
 
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Maria Giovanna Romano
view post Posted on 20/7/2013, 16:43




Buon pomeriggio a tutte/i (rubo la formula di Luigi),
oggi si sono affacciati su tw un bel po' di temi e discussioni interessanti, che però, con 140 caratteri, è un po' difficile seguire. Cerco di ricordare per sintesi:
- qualificazioni professionali
- restauri insufficienti per mancanza di investimenti
- pochi investimenti (tema molto caldo)
- recupero dell'artigianato e delle manualità che si stanno perdendo
- problemi relativi writers/monumenti/atti vandalici/
- writers come artisti se non vandali
- RT situazione ingessata del MIBAC
Io aggiungo anche che, se dovessimo affrontare il problema cofinanziamenti (Europa, Fondazioni= fondi bloccati che si rischia di perdere) dobbiamo affrontare anche il problema del patto di stabilità di molti Comuni che non possono finanziare la loro metà (e quindi perdono l'intero finanziamento) proprio per il patto di stabilità.
Qualcuno del meraviglioso ed eterogeneo gruppo di ManifestoCultura può fare chiarezza per tutti noi (io non sono competente, vivo solo questa dannatissima quotidianità di lavori non fatti per il patto di stabilità)?
Per il momento mi fermo, spero che comincerete ad intervenire anche qui sul forum, come immagino stiano facendo gli archeologi, che saluto.
Un saluto a tutti e a presto
Maria Giovanna
 
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Maria Giovanna Romano
view post Posted on 21/7/2013, 16:46




Buon pomeriggio,
anche oggi approfitto per annotare i temi "caldi"che si sono susseguiti su tw.
Partendo dal terremoto delle Marche di questa notte, si è avviato un dibattito interessante che ha visto la presenza del Professor Enzo Boschi.
E si è parlato di prevenzione antisismica, di messa a norma, secondo le normative antisismiche, degli edifici, a maggior ragione quelli storici e vincolati.
E dalla PREVENZIONE e CONSERVAZIONE PROGRAMMATA, già punti del nostro Manifestocultura, il passo è stato breve verso l'OCCUPAZIONE, RIPRESA, LAVORO.
Si è parlato anche di LETTURA, LIBRI, BIBLIOTECHE, come elementi indispensabili per una crescita culturale.
Invito tutti voi, che avete seguito questi o altri temi, ad appuntarli qui sul forum, così rimarranno come una traccia per i nostri futuri lavori
Grazie e un saluto a tutti
Maria Giovanna
 
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Laura Tolomei
view post Posted on 21/7/2013, 17:05




La bozza del Manifesto mi sembra molto interessante! Vorrei segnalare il tema che riguarda i Regolamenti Edilizi e l'intervento sul costruito, nuovo o esistente. Dalla lettura del RE di un Comune in provincia di Varese ho visto una quantità di punti legati all'ecosostenibilità e alle variazioni nel caso di edifici esistenti. Non tutti i comuni anche nelle grandi città hanno strumenti aggiornati a questi ultimi anni e così si perdono interessanti contributi riguardo a luce-aria-rumore-risparmio energetico in tutte le forme. Il tutto tenendo conto che non solo il "nuovo" migliora e che la "conservazione" ha senso. Non ho fatto uno studio approfondito sul modo di costruire RE, mi chiedo se in questi tempi possa essere interessante per sfruttare uno strumento che arriva già patrimonio realmente diffuso. Grazie. Laura Tolomei
 
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Maria Giovanna Romano
view post Posted on 21/7/2013, 19:00




Grazie Laura, argomento sicuramente interessante visto che bisogna ingegnarsi per trovare facilitazioni e contributi poco conosciuti.
Potrebbe essere interessante, capire se i R.E dei comuni più virtuosi dialoghino con le disposizioni delle Soprintendenze competenti, così che anche in ambito restauro conservativo o adeguamento alle normative per gli edifici vincolati,si possano sfruttare opportunità poco battute.
Se te la senti di approfondire questo tema, credo che potrebbe portare a qualcuna delle risposte che cerchiamo di dare con questo Manifestocultura.
Un saluto
Maria Giovanna
 
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Laura Tolomei
view post Posted on 22/7/2013, 09:20




Grazie a te Maria Giovanna.
Per approfondire il tema occorrerebbero esperti nell'ambito dell'amministrazione pubblica (comuni e soprintendenze). La mia formazione professionale, con la specializzazione in restauro architettonico dei monumenti (scuola di Milano all'epoca diretta da Amedeo Bellini), mi ha portato ad avere buona sensibilità per i valori diffusi del costruito, ma ho affrontato l'ambito operativo dei RE solo perché la pratica professionale me li pone davanti.
Detto ciò mi interessa approfondire: intendi che potrebbe essere un tavolo di lavoro? La scelta dei RE da analizzare è già una scelta operativa e in questo occorrerebbe il contributo di urbanisti oltre che di architetti. Lo vedi fattibile o sto allargando il tema inutilmente?
grazie, buon lavoro.
laura
 
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rpasquino
view post Posted on 22/7/2013, 14:08




Mi inserisco nella questione sui regolamenti edilizi con un contributo non da esperto per carità ma da semplice addetto ai lavori. Approfondisco come promesso le risposte date via twitter a Laura e Annalisa, ribadendo che purtroppo, salvo casi eccezionali, da prendere quale esempio virtuoso, i regolamenti edilizi di città e paesi italiani sono in gran parte inefficaci. Ecco perché:
I R.E. sono per la maggior parte redatti sulla base di regolamenti edilizi standard regionali, in alcuni casi entrano nel dettaglio, nella percentuale maggiore li riprendono in toto.
Quando entrano nel dettaglio lo fanno lasciando ampia discrezionalità, quando entrano ancor più nel dettaglio, gli articoli sono troppi, non vengono rispettati ed è anche molto difficile farli applicare e controllare che vengano rispettati. Quasi mai si entra nel merito delle tipicità locali, che purtroppo nel corso dei decenni passati sono andate in gran parte perdute.
Molto spesso si fa gran confusione tra Regolamenti Edilizi, Norme tecniche di Attuazione dei Piani regolatori, Regolamenti d’igiene (anch’essi dipende dai casi, o risalenti a un secolo fa o basati su regolamenti tipo regionali) e Regolamenti di Polizia Municipale; tutta una serie di normative che entrano più o meno nel dettaglio, si sovrappongono e in alcuni casi si annullano.
Sul fatto che i R.E. dovrebbero includere le norme pratiche di costruzione avrebbe ragione Laura. Ho risposto che solo in teoria è così perché, rimanendo alla nostra necessità primaria, la conservazione/valorizzazione della Bellezza dei centri abitati, esiste diffusamente un evidente vuoto normativo. I R.E. normano più che altro l’uso del centro abitato e delle abitazioni private e dei rapporti tra queste e le aree pubbliche, le caratteristiche tecniche delle abitazioni riguardo a illuminazione e dimensionamenti (ancor più approfondite nei Reg. d’igiene e nella Legge del 1975), normano inoltre nello specifico le pratiche edilizie, il funzionamento della commissione edilizia e quasi sempre sono stati superati in tal senso dalle incessanti novità in materia. Possono spingersi a stabilire caratteristiche generali dei fronti delle costruzioni, il mantenimento delle caratteristiche peculiari quali sporti, gronde, cornici, fasce marcapiano, infissi, lasciando comunque alla discrezionalità dell’ufficio tecnico o della commissione edilizia, la possibilità o meno di imporre misure più restrittive; possono spingersi a vietare le paraboliche sulle facciate, ad imporre certi tipi di insegne, a vietare l’uso di materiali non conformi alla tradizione locale. Fraseggio questo però piuttosto oscuro e molto labile. A volte, per la bontà di certe amministrazioni particolarmente attente, valutano anche l’ecosostenibilità, ecc. ma tralasciano altre parti importanti.
Manca però il passaggio successivo ai R.E. e alle N.T.A. che ho sempre fin da subito fatto notare. Mancano i piani particolareggiati dei centri storici, che negli anni, a seguito della unanime condanna del “dirigismo” quale cattiva pratica amministrativa, sono stati nella maggior parte dei casi, lasciati nel dimenticatoio o mai attuati fino in fondo essenzialmente per mancanza di coraggio.
Altre due cose da chiarire: una cosa sono i beni vincolati singoli che già soggiacciono a determinati vincoli e sono sotto la diretta sorveglianza della soprintendenza competente, altra il centro storico diffuso, sul quale c'è ancora molta confusione e libertà d'iniziativa, dovuta senz'altro al fatto che con troppi vincoli sarebbero ancora più disabitati di quanto lo sono oggi. Ultima cosa: avete parlato anche di periferie: teniamo presente che sulle periferie il discorso bellezza e cura dello spazio urbano, dal punto di vista normativo, NON è mai stato minimamente considerato, lasciandolo più che altro alla libera iniziativa di amministratori, tecnici e costruttori più o meno illuminati.
Penso infine che il discorso Regolamenti Edilizi possa rientrare nel discorso centri storici in generale, da intendersi nella loro completezza. Vi farò domani o dopo alcuni esempi concreti per il dibattito.
 
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26 replies since 3/7/2013, 15:25   461 views
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